La Bella Addormentata nel Bosco

C'erano una volta un re e una regina.
Vivevano in un grande castello ed erano molto ricchi.
Tuttavia i due erano anche molto tristi, perche' l'unica cosa che desideravano, piu' di ogni altra al mondo, era di avere un bambino.
Un giorno la regina si trovava nei pressi del fiume.
"Tutto quello che desidero e' un figlio! - mormorava con gli occhi colmi di lacrime - Oh, perche' non posso avere un bambino tutto mio?"
Improvvisamente, su una ninfea proprio di fronte a lei, comparve un ranocchio. "Asciuga le lacrime, mia signora - gracido' - perche' puoi e lo avrai. Si', tra un anno nascera' la tua figlioletta".
E cosi' dicendo spari' sott'acqua.
La regina stentava a credere a cio' che aveva appena udito!
Era talmente felice che corse e salto' per tutta la via del ritorno verso il castello, agitando le braccia e urlando piu' forte che poteva.
"Marito mio! Marito mio! Avremo un bambino!".
Beh, se la regina era felice, il re era in delirio. L'abbraccio' e la bacio', rise e pianse e nel giro di un anno nacque proprio una bambina.
Il re era cosi' fiero che organizzo' una grande festa.
Invito' sorelle e fratelli, amici e parenti e tutti quelli che gli vennero in mente. Inoltre, per proteggere dalle maledizioni la sua graziosa figlioletta invito' le Dodici Fate. Sfortunatamente, le fate erano in realta' tredici, ma il re aveva solo un servizio di piatti d'oro da dodici e non voleva che queste litigassero tra di loro proprio alla sua festa, cosi' ne invito' solo dodici.
Le fate mangiarono, bevvero e si divertirono un sacco e alla fine della festa presentarono i loro doni, (doni molto speciali), alla principessina.
La prima le regalo' l'intelligenza, la seconda la bellezza, la terza la grazia, la quarta il coraggio e cosi' via, una dopo l'altra, le fate le donarono quanto di meglio si potesse desiderare e molto altro ancora. Forse, pero', non era poi stata una cosi' buona idea escludere una fata. Appena l'undicesima Fata ebbe terminato di parlare, arrivo', infatti, a grandi passi, la tredicesima Fata, quella che non era stata inviata, con un'espressione sul volto che ricordava tanto piovoso lunedi' di marzo. "Al suo quindicesimo compleanno d'eta' - sibilo', indicando con il suo lungo dito ossuto la graziosa bimbetta - si pungera' con un fuso e morra'!". E cosi' dicendo, si volto' e lascio' la stanza a passi pesanti.
Tutti rabbrividirono di fronte a quella terribile maledizione ma poi parlo' la dodicesima Fata, l'unica che non aveva ancora offerto il suo dono. "Fatevi coraggio, vostre maesta' - disse - Non posso annullare la maledizione di mia sorella, faro' tutto cio' che e' in mio potere per attenuarla. La vostra amata non morra', ma cadra' in un sonno profondo lungo cento anni". Il re, che sperava nell'impossibile, volendo impedire che la maledizione si compisse, ordino' che tutti i fusi del regno venissero bruciati. "Bruciate i vostri fusi! Bruciate i vostri fusi, e' un ordine del re!"
E cosi' fu fatto, perche' ormai tutti sapevano della maledizione della Fata cattiva e nessuno voleva che il proprio fuso pungesse il dito della povera principessina.
Trascorsero gli anni e la bambina crebbe bella, modesta, buona e saggia, tanto che chiunque la incontrava finiva per volerle bene.
Ma quindici anni sono lunghi e anche se la maledizione non svani', fu il suo ricordo a sbiadire.
Un giorno (la principessa aveva da poco compiuto quindici anni), il re, la regina e tutti i loro cortigiani uscirono a cavallo e la lasciarono sola al castello.
Gironzolandolo, curiosando nelle credenze e nelle cantine, la giovane giunse infine a una vecchia torre che non aveva mai visto prima.
Sali' la stretta scala a chiocciola fino a una porta, posta lassu' in cima alla torre.
Nella serratura c'era una chiave arrugginita, la giro' e la porta si apri', cigolando. Li', nella stanzetta, sedeva una donna vecchissima che filava il lino con un fuso.
"Buongiorno, vecchina -saluto' la principessa - Che state facendo?"
Naturalmente era la prima volta in tutta la sua vita che vedeva quell'arnese. "Sto filando, bella fanciulla" rispose la vecchia. "Sembra divertente! - esclamo' la principessa - Posso provare?". E si sporse in avanti per vedere meglio come si faceva. "Cos'e' questa cosa che pende?" domando' toccando il fuso. Ma non appena ebbe toccato il fuso, la maledizione della Tredicesima Fata si compi'.
"Sono cosi' stanca!" disse la fanciulla sbadigliando. Quindi raggiunse barcollando il letto della vecchina e, immediatamente, cadde nel sonno piu' profondo in cui nessuno era mai caduto in tutta la storia del mondo.
Ma ad addormentarsi non fu soltanto lei, bensi' il castello intero. Il re, la regina e tutti i loro cortigiani, che erano appena tornati dalla cavalcata, tutti caddero in un profondissimo sonno. Lo stesso accadde ai cavalli nel cortile, ai cani nelle cucce, ai piccioni sul tetto e alle mosche sul muro. Persino il fuoco che ardeva nel focolare si spense; la carne smise di sfrigolare e addormentarono anche la cuoca, che era li' li' per prendere per i capelli lo sguattero, cui aveva appena fatto una bella ramanzina e la domestica, che lascio' cadere il pollo a cui stava per tirare il collo. Non si muoveva piu' una foglia, non cantava un uccellino, nessuno fischiava, nessuno rideva, nessuno sbadigliava.
E non dormirono solo una notte e neppure un anno. No la maledizione diceva cento anni, ossia un periodo di tempo che durava piu' di una vita! Intorno al castello crebbero siepi di rose selvatiche, di rovi e di biancospino, cosi' aggrovigliate, che ne' gli uomini ne' gli animali potevano oltrepassarle. I rovi crebbero sempre piu' alti fino a che del castello non si pote' vedere piu' nulla, nemmeno la bandiera che sventolava sopra il tetto. Non ne avreste nemmeno mai sentito parlare, se non fosse che la storia della Bella Addormentata comincio' a fare il giro del Paese.
Venne tramandata ai figli e ai figli dei figli, cambiando un po' ogni volta che veniva raccontata fino al punto che nessuno era piu' sicuro di sapere dove accadde con esattezza, a chi successe o persino se la storia fosse vera o no. Tuttavia, di tanto in tanto, giungevano nella foresta i figli dei re, decisi a farsi strada nel muro di rovi per scoprire se ci fosse qualcosa di vero in quel racconto. Tutti fallirono miseramente, pero'. Molti di loro partivano da un punto sbagliato e a furia di tagliare, spaccare, bruciare e abbattere cadevano sfiniti davanti a un impenetrabile muro. Quelli che invece riuscirono a partire dal punto giusto, alla fine non furono piu' fortunati, perche' i rovi malefici li afferrarono e li trattennero fino a farli morire. Tutti quei coraggiosi principi passarono a miglior vita tra indicibili sofferenze.
Dopo tanti, tanti anni, il figlio del re di un Paese assai lontano, si trovo' solo per caso nella foresta e si imbatte' in un anziano uomo che raccoglieva la legna.
"Hai mai sentito parlare del castello nascosto?" gli chiese il vecchio.
"No" disse il figlio del re.
"Hai mai sentito parlare della Bella Addormentata che deve dormire per cento anni?i"
"No - replico' il giovane - E dove di trovano questo castello e questa fanciulla?". "Proprio li', dietro di te! - indico' l'uomo - Proprio in mezzo a quella gigantesca siepe di rovi. O almeno questo e' quanto mi racconto' una volta il mio vecchio padre. Ma non tentare di entrarci, giovanotto, o non ne uscirai mai vivo!", Il principe era un grande avventuriero e, se veniva messo in guardia su un pericolo, state pur certi che l'avrebbe affrontato. Cosi', dopo aver ascoltato le parole del vecchio, sguaino' la sua spada e inizio' a menare colpi ai cespugli.
Ma cio' che nessuno sapeva era che, proprio in quel momento, scadevano i cento anni. I rovi si tramutarono in bellissimi fiori delicati, che aprivano un varco all'avvicinarsi del coraggioso principe, lo lasciavano passare illeso e poi si richiudevano delicatamente alle sue spalle. Il principe arrivo' infine in un cortile esterno. Lo spettacolo che si presento' davanti ai suoi occhi gli fece gelare il sangue nelle vene, tanta era la parvenza di morte che vi aleggiava. C'erano uomini e donne, cani e cavalli, tutti in piedi o sdraiati, ma assolutamente immobili.
Osservandoli piu' da vicino, il principe scopri' che respiravano ancora perche' in realta' erano tutti addormentati!
Nel cortile del castello, i cavalli e i cani da caccia russavano ancora, mentre i piccioni sul tetto stavano appollaiati con il capo ripiegato sotto l'ala. Quando il principe entro' nel palazzo, le mosche dormivano sul muro, la cuoca stava ancora tenendo i capelli dello sguattero e il pollo giaceva sul pavimento, dove l'aveva lasciato cadere la domestica. Prosegui' e all'interno del grande palazzo trovo' l'intera corte che dormiva e il re e la regina seduti sul trono. Si avventuro' sempre piu' in la'. Tutto intorno a lui taceva.
Finalmente, giunse alla torre misteriosa. Sali' la stretta scala a chiocciola e apri' la porta della stanzetta dove dormiva la principessa. Eccola li'. Era cosi' adorabile che non pote' piu' distoglierne lo sguardo. Incantato dalla sua gelida bellezza, si chino' e le rubo' un bacio.
Non appena l'ebbe fatto, ella apri' gli occhi e gli sorrise. In quello stesso istante, il re si sveglio' e cosi' pure la regina e i cortigiani: tutti aprirono gli occhi e si guardarono gli uni con gli altri stipiti. I cavalli nel cortile si alzarono e si scrollarono, i cani da caccia balzarono in piedi, dimenando la coda, i piccioni sul tetto volarono via, le mosche si misero a ronzare, il fuoco in cucina si accese, la carne inizio' a cuocere, il pollo si mise a correre, starnazzando, in giro per la stanza e la cuoca diede un tale strattone ai capelli dello sguattero da farlo urlare.
"Vuoi sposarmi?" disse il figlio del re perche' aveva capito che non avrebbe piu' potuto vivere senza di lei.
E la Bella Addormenta acconsenti'. I festeggiamenti durarono un'intera settimana e i due giovani vissero felici e contenti, in quel castello nella foresta, fino alla fine dei loro giorni.
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