La Bambina di Ghiaccio

Aveva gli occhi bianchi e lucenti, aveva i capelli di cristallo. Aveva una sciarpa ricamata di brina, aveva un cappotto di candida neve, ai piedi aveva scintillanti affilatissimi pattini.
Era una Bambina di Ghiaccio.
Abitava da sola in una casa di cristallo.
La casa, piccola, era al centro di un grande lago gelato. Alla luce del sole la casa e il lago luccicavano come fossero d'oro. Alla luce della luna la casa e il lago luccicavano come fossero d'argento.
La gente guardava incantata quella casa, ma da lontano. Impossibile raggiungerla: il ghiaccio era minaccioso, subito pronto a spalancarsi e ad inghiottire per sempre chiunque osasse avvicinarsi. Solo farfalle, uccellini e leggerissimi bambini avrebbero potuto raggiungere incolumi la casa della Bambina di Ghiaccio, ma il gelo che si sprigionava da quella dimora era tale da scoraggiare anche loro.
La Bambina di Ghiaccio, invece, andava e veniva lievissima, come volando.
La sua pelle cristallina lasciava intravedere sottili azzurrissime vene. Le vene attraversavano quel corpo affilato come minuscoli ruscelli. Ossa delicate, come di zucchero, la sostenevano, goccioline di sangue lucenti come rubini la illuminavano. In trasparenza si potevano scrogere perfino la forma delicata del suo minuscolo cuore.
Ogni mattina alle prime luci dell'alba le imposte della casa si spalancavano e la Bambina di Ghiaccio si affacciava un istante, pallidissima, a guardare il lago. I vetri delle sue finestre, arabescati dal gelo, luccicavano come cristalli. Ma quasi subito la Bambina li richiudeva, per impedire l'accesso ai raggi del sole. Alla sua nascita, infatti, in un cofanetto di ghiaccio trovato accanto alla candida culla, era stato inciso questo messaggio:
Un intero millennio vivra'
Se il sole giammai la sfiorera'

La Bambina, che stava per compiere 999 anni sebbene ne dimostrasse solo 9, pensava impaurita al suo millesimo anno, sfuggendo piu' che mai ai temutissimi raggi del sole. Rabbrividendo immaginava le sue fragili ossa di zucchero sciogliersi come in un tiepido latte, e svanire i suoi riccioli di ghiaccio, e tutto il suo corpo dissolversi come neve al sole.
La Bambina di Ghiaccio amava l'inverno.
D'inverno usciva leggera dalla sua stessa casa, scivolando felice sulla superficie ghiacciata del lago. Cantava con una voce limpida e cristallina che tutti i bambini, tutti gli uccelli, tutte le farfalle e gli alberi ascoltavano rapiti.
La notte di Natale la Bambina di Ghiaccio indossava un abito di cristallo azzurro con mille minuscoli fiocchi, e ogni fiocco era una stella. Attraverso le finestre illuminate la si poteva intravedere mentre danzava lieve come guidata da un cavaliere. Ma nessun cavaliere al mondo avrebbe potuto danzare con la Bambina di Ghiaccio, resistere al gelo delle sue mani e della sua casa.
Da marzo a novembre, per timore del sole, la Bambina non poteva uscire che nel cuore della notte. I bambini, nei loro caldi letti, da sotto le coperte, sentivano talvolta come in un sogno un impercettibile rumore, come di ali, come di piume: erano gli aerei passi della Bambina di Ghiaccio che, nella luce lunare, si aggirava malinconica e sola.
Cosa pensava la Bambina nei suoi lunghi giorni, nelle sue lunghe notti solitarie? Che prima di morire (E la Morte era ormai vicina) avrebbe voluto danzare almeno una volta con un cavaliere, e con lui sposarsi, e al mondo dei vivi lasciare una sua piccola bambina. Una notte la Bambina di Ghiaccio scrisse questo suo desiderio su un bianco foglio, che poi affido' alle mani delicate dell'Aria: scegliesse lei il giusto destinatario.
Del tempo passo'. Era questo il suo primo giorno del suo ultimo anno di vita. Alle prime luci dell'alba, come sempre, le finestre si spalancarono e la Bambina di Ghiaccio si affaccio' un istante, pallidissima, a guardare il lago. Ma cosa si stava avvicinando lentamente alla sua casa, sfidando il minaccioso velo gelato del lago?
Gli occhi bianchi e lucenti della Bambina riconobbero le linee delicate di una barca dalla candida vela. Il vento soffiava pianissimo, e pianissimo, tra mille insidie, avanzava la barca.
Solo verso mezzanotte giunse in prossimita' della casa, e allora la Bambina pote' vedere che in piedi, accanto alla vela, c'era un bellissimo cavaliere.
Era un cavaliere infante, dall'eta' apparente di 9 anni, o forse ne aveva anch'egli 999. Il suo corpo era avvolto in un candido mantello appartenuto un tempo alRe del Polo. Il manto era tutto cosparso di stelle.
La Bambina di Ghiaccio chiese: "Chi siete?"
"Sono il Principe del Polo" lui rispose.
"Cosa desiderate?" lei chiese.
"Danzare un volta con Voi" lui rispose.
La Bambina di Ghiaccio, incredula e felice, corse ad aprire laporta. "Qui c'e' molto freddo" avverti'.
"Anche nel mio castello" rispose il Principe.
"Le mie mani sono di ghiaccio" avverti' la Bambina.
"Anche le mie" rispose il Principe.
E le danze ebbero inizio. La luna e le stelle, incuriosite, seguirono dal cielo tutti i passi di danza, dallo scoccare della mezzanotte fino alle prime luci dell'alba. Le nuvoltte delicate che uscivano dallo bocche dei due danzatori formavano un velo magico intorno a loro, un velo che pareva proteggerli.
L'indomani furono celebrate le nozze.
Tutte le farfalle, tutti gli uccellini, tutti i leggerissimi bambini della terra furono invitati.
E vennero il Re e la Regina del Polo, trainati da una slitta ornata da mille campanelli. La casa di cristallo, in mezzo al lago, brillava piu' che mai.
Dopo nove mesi nacque una bellissima bambina.
Benche' pallida pallida, benche' rivestita di argentea brina, non era una Bambina di Ghiaccio.
Nessun messaggio fu posto accanto alla sua culla.
Mai lei avrebbe dovuto temere i raggi del sole.
Quando scocco' l'ultima ora del suo millesimo anno, la Bambina di Ghiaccio senti' bussare alla sua porta.
Non chiese chi e'. Sapeva chi era. Bacio' il suo sposo e la piccola figlia. Apri' la porta e scomparve leggera, quasi volando. Aveva gli occhi bianchi e lucenti, aveva i capelli di cristallo. E una sciarpa ricamata di brina, e un cappotto di candida neve, e ai piedi scintillanti affilatissimi pattini.
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